venerdì 29 aprile 2011

Edgar Allan Poe, "Il corvo"

Una volta, sul fare di una desolata mezzanotte, mentre meditavo, debole e stanco,
su alcuni desueti e curiosi volumi di una dottrina dimenticata,
e, quasi assopito, reclinavo il capo, a un tratto un tocco lieve si produsse,
come se qualcuno bussasse sommessamente, bussasse sommessamente all’uscio della mia stanza.
“ È qualche visitatore ” mormorai, “ che batte l’uscio della mia stanza,
solo questo e nulla più. ”

Ah, io distintamente ricordo che era nello squallido dicembre,
ed ogni morente particella di brace rabescava col suo spettro il pavimento.
Impazientemente anelavo il giorno; vanamente mi ero sforzato di trarre
dai miei libri tregua al dolore, al dolore per la perduta Leonora,
per l’unica raggiante fanciulla che gli Angeli chiamano Leonora,
e che quaggiù nessuno chiamerà mai più.

Ed il fruscio serico triste ed incerto di ogni tenda di porpora
mi faceva trasalire, mi riempiva di terrori fantastici mai provati prima d’ora;
cosicché a questo punto, per calmare i battiti del mio cuore, mi alzai ripetendo
“ è qualche visitatore che implora di entrare all’uscio della mia stanza –
qualche tardo visitatore che implora di entrare all’uscio della mia stanza;
è questo e nulla più. ”

Allora la mia anima si sentì più forte; non esitando oltre,
“ Signore – io dissi – o Signora, in verità io imploro il vostro perdono;
ma il fatto è che io sonnecchiavo e così sommessamente siete venuto a bussare,
e così debolmente siete venuto a battere l’uscio della mia stanza,
che a stento mi convinsi di avervi udito. ” – Allora spalancai la porta;
ovunque tenebre e nulla più.

In fondo al quel buio sbirciando, a lungo rimasi lì a guardare, ad aver paura,
a dubitare, a sognare sogni che nessun mortale avrebbe mai osato sognare prima;
ma il silenzio era intatto, e la quiete non ebbe intralcio,
e la sola parola lì detta fu la sussurrata parola “ Leonora! ”
Questo sussurrai, e un’eco mormorò in risposta alla parola “ Leonora! ”
Solo questo e nulla più.

Ritornando nella mia stanza, con tutta l’anima bruciante in me,
ben presto udii un nuovo tocco un po’ più forte di prima.
“ certamente, – io dissi – certamente questo è qualche cosa all’inferriata della mia finestra;
vediamo, dunque, che cosa vi è lì ed esploriamo questo mistero;
lasciamo che il cuore si plachi un istante ed esploriamo questo mistero;
è il vento e nulla più. ”

Spalancai allora l’imposta quando, con spinta improvvisa e gran batter d’ali,
irruppe un maestoso corvo dei consacrati tempi antichi.
Non fece il minimo inchino; non sostò od esitò nemmeno per un istante;
ma col fare di un lord o di una lady, si posò sopra l’uscio della mia stanza,
si appollaiò sopra il busto di Pallade proprio sopra l’uscio della mia stanza,
si appollaiò e vi rimase, e nulla più.

Allora questo uccello d’ebano indusse al sorriso la mia triste immaginazione
col grave ed austero decoro del suo contegno,
“ benché il tuo capo sia senza ciuffo e spoglio, tu, ” io dissi, “ certamente non sei codardo.
Orribilmente sinistro ed antico corvo errante della Notturna sponda;
dimmi, qual è il tuo nome nobiliare nella sponda plutoniana della Notte! ”
Disse il corvo, “ Mai più. “

Mi meravigliai molto che questo goffo uccello intendesse così chiaramente il discorrere,
benché la sua risposta avesse così scarso significato e così scarsa pertinenza;
perché non possiamo fare a meno dal convenire che a nessun essere umano vivente
mai fin ora fu dato di vedere un uccello sopra la porta della propria stanza –
uccello o bestia sul busto scolpito sopra la porta della propria stanza,
con un nome come “ Mai più. ”

Ma il corvo, appollaiato solitario sul placido busto, disse solo quell’ unica parola,
come se riversasse in quell’unica parola la sua anima.
Null’altro quindi proferì, non scosse una sola penna –
finché io mormorai appena: “ Altri amici un tempo s’involarono;
sul fare del giorno egli mi lascerà, come le mie speranze un tempo s’involarono. ”
Allora l’uccello disse “ Mai più. ”

Riscotendomi per la quiete turbata da una risposta tanto appropriata,
“ senza dubbio ” io dissi, “ ciò che esso esprime è il suo unico patrimonio e fondo di sapere,
preso da qualche maestro infelice al quale la spietata Sventura diede una caccia ostinata,
incalzandolo sempre più accanitamente finché i suoi canti non ebbero che un unico ritornello –
finché i canti funebri della speranza non ebbero che il malinconico ritornello
di “ Mai – mai più. ”

Ma mentre il corvo ancora induceva al sorriso tutta la mia anima triste,
io spinsi risolutamente un sedile imbottito di fronte all’uccello a al busto e all’uscio.
Quindi, sprofondando nel velluto mi diedi ad incatenare fantasia e fantasia,
pensando che cosa questo infausto uccello antico –
che cosa questo sinistro, goffo, orribile, sparuto ed infausto uccello antico
intendesse dire gracchiando “ Mai più. “

Questo ero intento a congetturare, senza esprimere sillaba all’uccello
i cui occhi fiammeggianti si imprimevano indelebilmente nel profondo del mio cuore;
questo e ancora di più ero intanto ad indovinare, con la testa reclinata riposante
sulla fodera di velluto del cuscino su cui la luce della lampada con perversa gioia guardava,
ma la cui fodera di velluto viola che la luce della lampada con perversa gioia sta guardando,
ella non permetterà, ah, mai più!

Allora mi sembrò che l’aria si addensasse, profumata da un incensiere invisibile
oscillato da mano d’angeli il cui suono di passi tintinnava evanescente sul pavimento felpato.
“ Infelice, ” io gridai, “ il tuo Dio ti ha prestato – con questi angeli egli ti ha inviato
un momentaneo sollievo, un momentaneo sollievo e del nepente ai tuoi ricordi di Leonora!
Bevi a gran sorsi, oh, bevi questo gentile nepente e scorda questa perduta Leonora! ”
Disse il corvo, “ Mai più. ”

“ Profeta! ” io dissi, “ creatura del male! uccello o demone, ma sempre profeta!
Se ti ha mandato il Tentatore o se è la tempesta che ti ha scagliato su questa sponda,
desolato ma sempre intrepido, su questa deserta terra incantata,
su questa casa frequentata dall’Orrore, dimmi la verità, io t’imploro,
 vi è, vi è balsamo in Galaad ? dimmi, dimmi, io t’imploro! ”
 Disse il corvo, “ Mai più. ”

“ Profeta! ” io dissi, “ creatura del male! uccello o demone, ma sempre profeta!
Per quel Cielo che s’incurva sopra di noi, per quel Dio che adoriamo entrambi,
dì a quest’anima colma di dolore se, entro il lontano Eden,
essa abbraccerà una fanciulla santificata che gli Angeli chiamano Leonora –
Abbraccerà l'unica e raggiante fanciulla che gli Angeli chiamano Leonora?
Disse il corvo, “ Mai più. “

“ Siano queste parole d’addio ” alzandomi gridai, “ Uccello o creatura del male,
ritorna alla tempesta e alle plutoniane rive della notte!
Non lasciare una sola piuma in segno della tua menzogna!
Lascia inviolata la mia solitudine, libera il busto sopra la mia porta!
Togli il becco dal mio cuore e porta via la tua forma fuori dalla mia porta! ”
Disse il corvo, “ Mai più ”.

E quel corvo senza un volo siede ancora, siede ancora
sul pallido busto di Pallade, proprio sopra l’uscio della mia stanza;
ed i suoi occhi hanno tutta la parvenza degli occhi di un demone che sogna,
e la luce della lampada che gli fluisce addosso proietta la sua ombra sul pavimento;
e la mia anima, da fuori di quest’ombra che giace fluttuante sul pavimento,
non si risolleverà – Mai più!

2 commenti:

  1. Qualcuno può dirmi chi è l'autore di questa bellissima traduzione di Poe? Grazie mille.

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